Digitale sì, digitale no, quale è il vero problema del digitale.
Oramai sta diventando sempre più sentito il problema dell’abuso dei cellulari nei giovani e non soltanto in loro. Un recente post di una giornalista informava delle difficoltà e convinzioni di essere riuscita a tenere la propria figlia senza cellulare nonostante la maggior parte dei suoi compagni di classe alle medie lo avessero.
Molti dei partecipanti sostenevano la giornalista, dicendo che faceva bene, che i suoi sforzi erano compatibili alle sue responsabilità genitoriali e la sostenevano. Un post di una “VIP virtuale” (una di quelle che ha una quantità esagerata di follower) chiedeva “ma qual è il problema?”).
Mi sono soffermato a lungo a cercare di capire cosa potesse spingere quella persona che poco conosco ma che assumo di buone intenzioni, a pubblicare una tale affermazione. Sembrava che volesse attirare l’attenzione scrivendo qualcosa di “differente”, il bastian contrario che vuole la ribalta, ma non era così. Sono rimasto sospeso sulle intenzioni di questa persona non capendo la sua affermazione. Ci sono testi di scienziati che cito nel mio libro Digintossicato che sono autorità nel campo della salute mentale, della Pedagogia e indiscutibilmente riportano i danni dell’abuso del tempo schermo.
Ho compreso più avanti quale è il punto di malcomprensione ascoltando una trasmissione calcistica (guarda un po’).
Recentemente la società AC Milan ha licenziato Maldini dirottando lo scouting (la ricerca di giovani talenti o giocatori adatti) ad un sistema già adottato nel Baseball americano. La proprietà americana, un fondo di investimenti, utilizzerà dei parametri digitali per scegliere gli acquisti dei calciatori.
Un giornalista e commentatore parlando del licenziamento di Maldini, bandiera della formazione rossonera per molti anni in qualità di calciatore e negli ultimi anni di dirigente, a favore di un algoritmo che poteva valutare velocemente molti calciatori, faceva questa affermazione: “Di un calciatore devi conoscere anche la psiche, il suo modo di interagire con altri, il suo cuore o le sue tribolazioni”.
Un algoritmo può vedere i passaggi riusciti, le sue performance in termini di gol, ma cosa dire del suo atteggiamento fuori dal campo? Cosa dire dei geni quali Balotelli o Cassano di cui tutti conosciamo le abilità, ma di cui sappiamo anche i loro limiti caratteriali?
E cosa dire di quella valutazione sul giocatore che puoi percepire, ma non inserire in un data base ad esempio sul recupero di un incidente. Chi vive il calcio sa che Mazzone è riuscito con i suoi modi, a far giocare Roberto Baggio nel Brescia praticamente rotto e scartato da tutti (Juve, Inter, Milan).
Tornando al nostro quesito iniziale quale è la disputa che si sta proponendo e che dal mio punto di vista non esiste?
Da una parte io in primis e i genitori contestiamo il rapporto ipnotico con gli schermi, dall’altra si pensa ad un rifiuto della tecnologia e della modernità.
Che una persona sia in grado di prendere vantaggio dalla tecnologia, che sia in grado pagare un bollettino con pochi passaggi sul cellulare, che possa conoscere eventi consultando lo smartphone nelle sue mani è indubbiamente cosa positiva. Che una persona sia dipendente ed ipnotizzata da una serie di app è cosa differente.
I genitori si preoccupano del secondo aspetto, l’ipnosi, il vedere i propri figli passare ore al cellulare mancando rapporti sociali diretti, passando le loro vacanze in albergo a chattare, o perdendo il loro importante sonno che tanto danneggerà il loro studio.
Le persone che sostengono il digitale guardano la prima parte, ovvero la necessità di muoversi nei vantaggi del digitale divenuta oramai una costante imposta.
Ma quale è il punto di rottura? Beh è semplice, quando il digitale è impostato in modo tale da sostituire il pensiero e quando il percorso da fare sul portale non lascia all’utilizzatore possibilità di scelta.
Ti faresti processare da un giudice che fosse un algoritmo? Potrebbe il giudice comprendere appieno le motivazioni del tuo gesto? Le emozioni coinvolte? Saresti contento se la tua attendibilità creditizia fosse sminuita da un software negando alla tua azienda un prestito che potrebbe portare lavoro e assunzioni nonostante il record di successo nel tuo campo di attività? E potresti selezionare un calciatore senza mai aver visto come lavora per la squadra quando questa si difende o come reagisce alle indicazioni dell’allenatore? Negli spogliatoi crea armonia o tende a creare dissensi?
A questo proposito riporto uno scritto di Albert Einstein
“I computer sono incredibilmente veloci, accurati e stupidi. Gli uomini sono incredibilmente lenti, inaccurati e intelligenti. L’insieme dei due costituisce una forza incalcolabile.”
Il punto di forza nell’uso del programma digitale è che uno arrivi a non pensare, a non essere consapevole di cosa sta facendo.
È bello che la calcolatrice sappia fare le divisioni per noi, ma prima devo conoscere come farle per sapere quando usare le divisioni. È magnifico il software per l’atterraggio perfetto, ma il pilota dovrà sempre essere capace di farlo senza di esso, riconoscere delle anomalie ed intervenire.
Tutto questo è possibile fino a quando riusciamo a tenere la nostra attenzione sotto controllo e non inghiottita da uno schermo usato con troppa frequenza.
Eric Schmidt:
“Le persone sono brave nell’intuizione. In cosa sono bravi i computer? Memoria.”
Nessun algoritmo potrà sostituire la genialità, l’istinto e l’osservazione nella sfida della vita che l’animo umano è in grado di fare. E notate che ho usato la parola animo e non mente.