Quale messaggio è indispensabile ai genitori di oggi per salvarli dalla crisi della scuola e dell’apprendimento?
Premessa:
Come proseguo del mio impegno ad aiutare i genitori a far felici i bambini, dopo i due libri, le differenti conferenze e chiacchierate che sto tenendo, ho cominciato a leggere i libri di pedagogisti e pensatori del passato: Don Milani prima e ora Maria Montessori. È un percorso autodidatta che nasce dalla curiosità, ma spesso questa ottiene più risultati di tante altre motivazioni. In dettaglio sto leggendo L’autoeducazione di Maria Montessori suggeritomi da una mia lettrice montessoriana.
Nel libro traspare immediatamente come questa donna fosse dotata di due qualità che ho trovato anche in altri pensatori che ho letto e che hanno anch’essi lavorato per i bambini.
La prima è il suo retaggio filosofico. Sebbene fosse una Psichiatra considerava il bambino un essere spirituale. Usava la parola Psiche nella sua forma originale di anima e nel libro la usa con questo significato. Descrive poi come la psicologia pedagogica di Wundt e di altri Fisiologi sbagli a “studiare” il bambino considerandolo un oggetto da misurare. E spiega l’errore di sperimentazione scientifica: se studi un essere spirituale limitandoti a misurare la sua scoliosi o il ritardo dei suoi nervi, ma dimentichi di osservare la sua attenzione (l’etimologia di attenzione è volgere l’anima), e di osservare lui come unità in grado di assorbire l’esperienza come il normale corso della vita, è come se cerchi di misurare il latte con una bilancia (parole della Pedagogista)
Del resto, anche Don Milani nella sua dottrina del “I Care” esponeva il sentimento di amore e di cura per i bambini e per la loro innata capacità di apprendimento indipendentemente dalla posizione sociale. Da cattolico vedeva erano solo anime pure da aiutare.
L. Ron Hubbard asserisce che l’unico problema nei bambini siano i genitori, paragonando i piccoli a dei fogli bianchi su cui chi scrive non ha spesso la competenza o l’amore sufficiente.
La seconda qualità che emerge dal libro della Montessori è la sua capacità percettiva nel vedere il mondo del bambino, nel notare come lui interagisce, come lui apprende. Un’abilità, quella dell’osservare, praticamente divina e opposta a quella di altri che considerano il piccolo un “cesto da riempire di nozioni”.
Lei percepisce, ed a ragione, la perfezione nella capacità di apprendimento del bambino come un percorso naturale che il genitore od educatore deve solo predisporre e non forzare.
Mi viene spontaneo pensare: “Con quale diritto i “logisti” odierni possono pensare che il bambino non sia perfetto? Con quale arroganza cercano nel suo mondo qualcosa che non va, lo bollino con un nome e lo condannino da allora in poi ad esistere con un’etichetta come fosse un oggetto inanimato?”
Penso di aver compreso come si è arrivati a tanto.
Si tratta della capacità di osservare. Quando si smette di osservare la vita e il vivere e si comincia a leggere libri dove specialisti scrivono teorie che si riferiscono ad altre teorie e si dimentica la fase di apprendimento più elevata, l’osservazione, ci troviamo in questo guazzabuglio.
Questo smarrimento lo riconoscete da libri pieni di rimandi e riferimenti, studenti con occhiali spessi, e nessuna familiarità con la vita e il vivere, felici di citare teorie, ma mai avvantaggiati da esse.
Maria Montessori come Don Milani o L.Ron Hubbard vivevano i bambini e la vita da dentro. Le loro osservazioni e cura di questo gioiello chiamato bimbo erano elevate. Il rispetto che loro avevano era secondo solo a Dio perché nei bambini riconoscevano quella cosa che chiamavano spirito, anima, e che era direttamente frutto di qualcosa di divino che loro sapevano di non poter violare.
Ed è così che le loro osservazioni e le loro tecniche pedagogiche o di apprendimento erano rivolte all’esaltazione della vita presente piuttosto che al catalogarla e chiuderla in una scatola come un magazziniere farebbe.
Se non riesci a vedere l’anima che entra nella materia e si appropria della sua conoscenza per uscirne più abile e quindi più libera, ma cerchi nella materia le risposte che non conosci, ti trovi nella complessità e sei in grado solo di inventare parole che spieghino il problema ma non sei in grado di uscirne. Se ti trovi in un fiume agitato dalle rapide, non serve capire l’origine di ogni flutto e dargli un nome, per rimanere a galla serve la teoria di Archimede sul galleggiamento. Serve comprendere la natura di ciò che va salvato e non la complessità di ciò che minaccia i bambini.
Penso che un genitore dovrebbe sapere questo e trarne il massimo vantaggio: il tuo bambino non ha nulla che non va.