Appropriazione indebita e bambini
di Michela Cancelliere
Oggi tratterò un soggetto delicato, ma che considero di alto interesse. Può capitare (e alle persone che mi chiedono consigli è capitato) che il bambino durante la sua prima classe venga trovato in possesso di oggetti che non gli appartengono o che si presenti a casa con oggetti nella cartella che non sono suoi.
Il concetto di accessibilità e di proprietà non sono concetti innati e durante l’educazione del bambino vengono nel suo mondo spesso violati e confusi dagli adulti.
Il bambino in casa ha a disposizione quasi tutti gli oggetti e difficilmente gli viene limitato qualcosa per un senso di proprietà. Lui apre uno sportello, trova una pentola e volendola studiare attentamente, la prende. Non la sottrae a qualcuno, la prende.
Erroneamente alcuni genitori non rispettano la proprietà del bambino invitandolo a condividerla con altri. Il cuginetto o fratellino più piccolo vuole usare il gioco del bimbo più grande, e a quello più grande viene chiesto di “fare il bravo”.
Ora, inserire nel mondo del bimbo il concetto di proprietà e di accessibilità è un lavoro che si può cominciare a fare verso i quattro anni quando, venendo in possesso di qualcosa, gli si permette di far rispettare la sua proprietà e viceversa a rispettare quella di altri.
Se due bambini litigano per lo stesso gioco invito sempre quello a cui non appartiene, a portare un suo gioco in cambio per poter avere in prestito quello desiderato. Così se vuole il pupazzetto di Spiderman porta il suo camion dei pompieri.
Questo abitua entrambi i bambini a capire l’esistenza della proprietà ed i vantaggi nel rispettare queste piccole leggi sociali. Posso avere delle proprietà di altri chiedendole e posso decidere di dare quello che mi appartiene a mio piacimento perché ricevo in prestito qualcos’altro che mi interessa.
Uso il termine prestito, perché è importante che le cose ritornino al legittimo proprietario per mantenere il concetto di possesso integro. E questo comportamento non solo è facilmente accettato, ma rende i bambini molto felici.
Nel momento in cui sono riuscita a fissare questo concetto di proprietà posso passare al successivo: violazione di questa proprietà.
Il bambino che arriva a casa con un temperino da matite o un gioco che non gli appartiene nella sua cartella, non dovrebbe essere “interrogato” per capire dove lo ha rubato. Gli si deve parlare per capire come ci è arrivato scoprendo spesso che può essere uno scambio o semplicemente una appropriazione senza richiesta che il bambino ha confuso con appartenenza e che, non può essere dichiarata indebita. È possibile che non distinguendo la scuola dalla sua casa, consideri gli oggetti presenti nella classe senza una reale proprietà.
Non sto invitando i genitori a trattenersi da intervenire sul ritrovamento di un oggetto improprio, o di una denuncia da parte degli insegnanti. Sto sostenendo un atteggiamento calmo e rilassato verso una situazione (l’appropriazione indebita) che quasi sicuramente non esiste.
Una chiacchierata tranquilla con il bambino potrebbe portare alla luce una situazione differente se non addirittura inesistente (una delle ultime volte mi è stato riferito che la bambina presa con le mani nella borsa della maestra, altro non stava facendo che riporre un oggetto in ordine che lei aveva trovato. La situazione che era sola in classe e l’osservazione della sola parte finale dell’episodio, avevano proiettato uno scenario praticamente drammatico quanto inesistente).
Un bambino potrebbe arrivare volontariamente ad appropriarsi di qualcosa sapendo che è sbagliato, ma nei pochi rari casi in cui succede mi rivolgerei alla sua comprensione di proprietà e alla violazione che ha osservato di tale concetto.
Spero che quanto sopra sia utile.
2 commenti
Laura Cancellieliere
io ritengo che quello che hai comunicato ,chiarisca una volta per tutte di come ci si deve comportare in queste situazioni ,alcune volte molto difficili.Brava Michela .
Lidia
Condivido pienamente ciò che hai scritto, a volte si giunge a conclusioni sbagliate senza avere del tutto chiaro il quadro della situazione.
Un po’ di buona comunicazione e amore porta ad avere comprensione di ciò che realmente è successo.